Verona 1921 – Milano 2007

Ferdinando Valletti nasce a Verona il 5 aprile del 1921. Calciatore nel ruolo di mediano ha giocato nell’Hellas Verona, nel Seregno e nell’A.C. Milan per due stagioni: 1942/43, 1943/44. Un infortunio al ginocchio e soprattutto la deportazione nazista interrompono la carriera sportiva. Valletti, oltre a giocare a calcio, lavorava all’Alfa Romeo. Nel marzo del 1944 viene arrestato per aver aderito ad uno sciopero e rinchiuso nel carcere di San Vittore. Dal binario 21 della Stazione Centrale è deportato a Mauthausen e poi a Gusen, dove sarà impiegato nella “squadra di cemento” adibita alla realizzazione di gallerie, che avevano lo scopo di nascondere le fabbriche belliche naziste. A Gusen Valletti condivide la prigionia con il pittore milanese Aldo Carpi, che così lo ricorda nel suo libro “Diario di Gusen”. “C’era Ferdinando Valletti, altro operaio, un bravo giovane di Milano che, ogni volta, che correvo il pericolo di rimanere sotto lo scarico di sassi, mi gridava. “Professor, professor” e correva a prendermi per un braccio e mi tirava lontano. Un’ altra volta quel bravo ragazzo mi ha strappato dalle rotaie mentre stavo per finire sotto il treno. Valletti era un amico del Borghi, un operaio dell’Alfa Romeo; si è salvato. Poi quando finiva il lavoro ero proprio stanco, non ne potevo più, avevo le mani e i piedi martoriati, le gambe non mi reggevano più. Allora Valletti e un altro dei miei compagni mi prendevano sottobraccio e mi aiutavano a camminare incolonnato con gli altri”. Valletti si salva “grazie” al calcio perché viene chiamato da un kapò per sostituire un giocatore nella squadra delle SS: in seguito a ciò gli viene concesso di lasciare le gallerie e di lavorare come sguattero nelle cucine, questo significa più cibo per sé e per i suoi compagni. Il 5 maggio del 1945 il campo viene liberato e Valletti ritorna a casa, riprende a lavorare all’Alfa Romeo diventandone dirigente. Non può dimenticare la triste esperienza e decide di collaborare con l’Aned e l’Anpi tenendo conferenze e seminari, allo scopo di trasmettere alle nuove generazioni la drammatica esperienza vissuta nel lager nazista. Nel 2007 Valletti, afflitto dal morbo di Alzheimer, si spegne e sua figlia, Manuela Valletti (scrittrice di professione) dedica al padre un sito e un libro per onorarne la memoria dal titolo “Deportato I57633 – Voglia di non morire”.